Great Highland Bagpipe

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Sebbene l’origine delle cornamuse vada ricercata con ogni probabilità nel bacino del Mediterraneo, per l’esattezza in Medio Oriente dove questi strumenti sembrano essere comparsi per la prima volta circa due-tremila anni fa (gli storici non sono affatto concordi sulla cultura che può averle generate), le prime notizie certe riguardanti la presenza di una cornamusa in Scozia risalgono alla metà del XV secolo, come testimoniato dall’iconografia. Alcune fonti letterarie, specialmente a carattere leggendario, sembrano retrodatarne la presenza di circa cento/centocinquant’anni, ma in questo caso non siamo chiaramente di fronte a prove certe.

Seguendo l’opinione di alcuni studiosi, tuttavia, non sarebbe del tutto da escludere neppure l’ipotesi di un’introduzione di questi strumenti in terra scozzese in tempi più antichi, forse in pieno Medioevo, che è stato notoriamente il periodo di massima diffusione delle cornamuse in Europa, se non addirittura per opera dei Celti o dei Romani. Semplicemente, attualmente non abbiamo nessuna prova che ci permetta di affermarlo con sicurezza.

In qualunque modo sia andata, nel corso dei secoli i primitivi strumenti si sono evoluti sempre più, dando origine a cornamuse spesso anche molto diverse tra loro. Tanto per citare solo gli strumenti più noti della tradizione scozzese, accanto alla cornamusa che ci interessa in questa sede, ovvero la Great Highland Bagpipe (in seguito GHB, letteralmente la “grande cornamusa delle Highlands”), in Scozia nel tempo sono comparse anche altre cornamuse come la Scottish Smallpipes e la Border Pipes, per non parlare della miriade di strumenti più o meno simili ma di invenzione moderna.

La forma attuale della GHB è stata sviluppata quasi interamente nel corso del XVIII secolo, sebbene da allora lo strumento sia andato incontro a molte migliorie volte a perfezionarne il funzionamento. La cornamusa attuale è composta da cinque canne innestate in una sacca, che può essere in pelle animale, in materiale sintetico o in un misto naturale-sintetico. Questa sacca funziona da riserva d’aria così da permettere all’esecutore di continuare a suonare anche mentre inspira. La prima canna, in inglese detta chanter (canna del canto), è quella sulla quale si esegue la melodia. Abbiamo poi tre canne dette drones (bordoni) che forniscono una nota fissa d’accompagnamento. L’ultima canna, la più corta, è semplicemente l’insufflatore e serve quindi unicamente per immettere aria nella sacca.

Da un punto di vista strettamente organologico la GHB è uno strumento piuttosto limitato, dal momento che è in grado di eseguire una scala di sole nove note, per giunta sempre allo stesso volume e senza che l’esecutore abbia la possibilità di interrompere il suono con delle pause interne al brano. Questa sua presunta povertà tuttavia non costituisce assolutamente un limite per le capacità espressive dello strumento, la cui tecnica esecutiva prevede l’uso di molti ed elaborati abbellimenti che conferiscono alla “nostra” cornamusa delle Highlands una spiccata espressività.

Il repertorio tradizionale della GHB spazia dalla cosiddetta Cèol Beag, che comprende principalmente marce, danze e arie lente e che in gaelico vuol dire “musica leggera”, fino a quella che viene considerata la vera musica per cornamusa, un tema con variazioni chiamato, sempre in gaelico, Piobaireachd, spesso semplificato nella forma anglicizzata Pibroch che ha l’indubbio vantaggio di far comprendere anche a noi italiani la pronuncia approssimativa del termine gaelico.

Strumento sia solistico che d’insieme, la GHB viene spesso impiegata in bande formate da cornamuse e percussioni, le celebri Pipe Band, spesso chiamate anche Pipes and Drums, soprattutto in ambito militare. In tempi relativamente recenti l’utilizzo di questa cornamusa si è esteso anche a generi musicali diciamo “non convenzionali”, quali ad esempio il Rock e il Pop.

Eng

There are several opinion about the origin on Great Highland Bagpipes:

Some historians believe that bagpipes originate from ancient Egypt and were brought to Scotland by invading Roman Legions. Others maintain that the instrument was brought over the water by the colonising Scots tribes from Ireland.

What is certain however is that bagpipes have existed in various forms in many places around the world. In each country the construction of the basic instrument comprises the same component parts; an air supply, a bag with a chanter and one or more drones.

By far the most common method of supplying air to the bag is by blowing with the mouth, although some early innovations included the use of bellows. The bag, commonly made from animal skin, is simply an airtight reservoir to hold the air and regulate its flow, thus allowing the piper to breathe and maintain a continuous sound, both at the same time. The chanter is the melody pipe, usually played by one or two hands. Generally comprising two or more sliding parts, the drone allows the pitch of the pipes to be altered.

The original Highland pipes probably comprised a single drone with the second drone being added in the mid to late 1500’s. The third, or the great drone, came into use sometime in the early 1700s.

In the Scottish Lowlands, pipers were part of the travelling minstrel class, performing at weddings, feasts and fairs throughout the Border country, playing song and dance music. Highland pipers on the other hand, appear to have been more strongly influenced by their Celtic background and occupied a high and honoured position. It is considered that by the 1700s the piper had started to replace the harpist as the prime Celtic musician of choice within the Clan system.

As a musical instrument of war, the first mention of the bagpipes appears to date from 1549 at the Battle of Pinkie, when the pipes replaced trumpets to help inspire the Highlanders into battle. It is said that the shrill and penetrating sound worked well in the roar of battle and that the pipes could be heard at distances of up to 10 miles away.

 

Credits: Ottavio Gusmini – historic-uk.com

Great Highland Bagpipe' Teachers